A Luigi
Centoventitre
Davanti la finestra del centoventitre
c’era la strada dove ogni sera l’aspettava
il suo giovane amore
dietro la finestra del centoventitre
c’era la stanza tre pollici per tre
dove lei si faceva bella
aspettando il suo arrivo
La ricorrenza del numero perfetto
le aveva confermato
che anche il suo giovane amore
era perfetto per lei
Il treno per Chiasso
Che il treno dell’andata andasse a Chiasso
è un dettaglio secondario
come la cioccolata
da comprare oltre confine
e la mezza dozzina scalmanata
del secondo vagone
fondamentale era stato il ritorno
per un cambio di posto
o per il tramonto posato a sghimbescio
negli occhi del ragazzo di fronte.
A pensarci non c’era nemmeno un tramonto
che possa spiegare perché
sul treno di ritorno pressappoco alle tre
lei divenne regina e lui il suo re.
La chiesa dell’Assunta
Frequentavano la chiesa dell’assunta
ma soltanto in esterno
le sere che un panino del convitto
era cena per due sotto i lampioni,
michetta benedetta dalle suore
sull’altro lato della via
gelava la lana dei guanti di lana
ma non gelavano i baci nudi
sui gradini del sagrato
e ad abbracciarsi stretti
non passava neanche un rintocco
dell’ora che iniziava a girare
la chiave nella toppa
e bisognava salutarsi
ma solo fino a domani
Inciampi
Il giovane signore
portava calzini bianchi
si vedevano quando sedeva sulle scale
del mondo in salita
-bianchi calzini a coste-
Al piede destro calzava coste strette
per non smarrire la via
al sinistro la costa era più larga
per correre più in fretta
lei aveva capito che li portava spaiati
per farla inciampare
così da poterla afferrare a volo
correndo
Venezia
Se Venezia avesse il ricordo dei baci
e per ogni ricordo evaporasse
una goccia di laguna
ci sarebbero gondole
sdraiate sui fondali
vaporetti immobili ai moli
Solo il leone alato sa il coraggio
del giovane signore
che posò la sua bocca
sulla bocca di lei che si stringeva
in un cappotto rosso
Nel confessarsi il loro immenso amore
li ascoltò il sospiro del ponte
e un volo di colombi
Poesie
Il suo amore era un poeta
senza foglio e senza matita
le portava un bacio a letto ogni mattino
profumato di caffè
e la coperta sul divano quando aveva freddo
scriveva piccoli gesti d’amore
che a volte lei dimenticò di leggere
Le ragioni dell’amore
Era come certi giorni puri di maggio
il suo giovane signore
un vento semplice
tra i rami generosi del ciliegio
la lampada da accendere nel buio
se alla finestra bussa la tempesta
la gentilezza di una stella
che alla notte offre la sua spalla
la trapunta rubata alla fortuna
per tutto questo lei lo aveva amato
e per nessun’altra ragione
se vi sono ragioni per l’amore
che vuole essere amato
Soldati di ventura
Quando bastava un tram
sulle rotaie di Milano
per dirsi t’amo
e il notturno dall’Italia alla radio
dipinto a fiori sulle bottigliette mignon
quando Venezia s’era persa il mare
e Parigi la Senna e il Sacro Cuore
per far l’amore fino a che dio vuole
quando i capelli ed i cappotti lunghi
li fecero soldati di ventura
al servizio del loro castello
grande quanto un ditale
Il male bianco
C’era un male bianco così fitto
al capolinea del ventiquattro
che a tagliarlo in due veniva meglio
e la casina era tanto piccola
che ancora le ricorda tutte
le cose che non c’erano:
non c’erano le sedie né i balconi
non c’erano nemmeno le televisioni
e più di tutto non c’erano segreti
fra lei e il suo giovane amore
per questo non comprende ancora adesso
perché le abbia taciuto dell’intento
di andare via per sempre così presto
di non accompagnarla al campo eterno
Passaggio
Il giovane era passato.
Aveva attraversato il tempo delle aquile di fuoco
della penicillina, dell’energia nucleare
del mais geneticamente modificato
ed era passato oltre
Erano cose che non lo interessavano molto?
No, lo interessavano moltissimo,
e si sarebbe fermato ancora un po'
a dispetto dei buchi di bilancio
la pena per il precariato
il disgusto per corrotti e corruttori
la perdita dello scudetto
un presidente del consiglio
mai votato
Sì, si sarebbe fermato ancora un po’
abito arcobaleno e un sorriso per ogni cappello
continuando a inchiodare ruote sull’asfalto
per dar tempo al colombo di volare
a mangiare a correre a scherzare
di palliativi e chirurgia d'avanguardia
Era il signore che ognuno vorrebbe nella porta accanto
però non era un santo, aveva i suoi difetti
a volte era imprudente negli affetti
Gli avevano detto " scugnizzo", aveva amato il mare
il suo nome compare su un certificato scaduto
che lei continua a conservare
Epilogo
Dipendesse da me, non me lo chiederei
è il biglietto nel libro che non hai finito di leggere
-un appunto scivolato dalle pagine-
sono le chiavi nel cassetto dell’ingresso
è l’orologio sopra il comodino
e quando m’inoltro nel bosco
col nostro cane
dipendesse da me, non me lo chiederei
sono i fiori viola di cicoria
che chiedono di te lungo il sentiero
è la casina dei passeri
sul giovane nocciolo.