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lunedì 18 maggio 2020

Il giardiniere (fantasy breve)




Scusi, sa dirmi a che ora parte la corriera?

Giovanni si toglie di bocca la quarantesima sigaretta della giornata e la ripone nell’incavo dell’orecchio come faceva suo padre prima di lui.

E questo qui da dove salta fuori? Si porta pensieroso le mani sotto il cappello di paglia da lavoro e si guarda intorno cercando di capire da parte è arrivato. Prende tempo.

 Dice a me?

E a chi altri? C’è solo lei qui intorno, se non sbaglio.

Giovanni lo osserva con scrupolo, a volte dall’abbigliamento si possono avere indicazioni della provenienza. Lo sconosciuto indossa un abito pulito scuro e anonimo, di quelli che ce l’hanno quasi tutti un abito così. Anche Giovanni ne ha uno del tutto simile nel suo armadio. Lo tiene da conto per un’occasione speciale.

Guardi che da qui non parte nessuna corriera e nemmeno ne passano.

Taglia corto, non vuole imbarcarsi in una discussione. A volte si mettono a raccontargli le loro storie e si rischia di farsi coinvolgere inutilmente. E comunque il suo turno è finito e lo straordinario per le informazioni non glielo paga nessuno. L’unica cosa che desidera fare è tornare a casa, farsi una doccia e mettersi a tavola.

Riprende la sigaretta che aveva appoggiato all’orecchio e l’accende. Aspira  il fumo, lo manda sopra la sua testa,  quindi con calma aggiunge

Dove deve andare?

E’ la solita storia. Quasi ogni giorno è costretto a ritardare la chiusura perché c’è sempre qualcuno che si perde e vuole sapere da lui a che ora passa questo o quell’altro mezzo.

Sapessero almeno dove vogliono andare. Invece quasi nessuno lo sa. Chi vuole sapere dov’è la stazione dei treni, chi la strada per l’aeroporto, un altro, tempo prima, gli aveva chiesto dove poteva prendere la carrozza. La gente che si perde lì dentro è proprio strana.

Lo sconosciuto appare in stato confusionale. Continua a guardarsi attorno con l’aria smarrita, esita, riflette, alla fine si decide ad ammettere

Veramente non so

Dite tutti la stessa cosa. Prima arrivate davanti al cancello con l’aria spavalda e quando vi trovate davanti una destra e una sinistra non sapete da quale parte andare.

Finisce di fumare aggiustandosi il cappello di paglia sulla nuca, l’altra mano nella tasca dei pantaloni da lavoro, cercando di ritagliarsi un altro momento di pausa, prima di rimettersi al lavoro che pensava di aver terminato.

Eh sì, perché questo tipo non sa dove deve andare ma non sa nemmeno da dove è arrivato e adesso per riaccompagnarlo al luogo di partenza si dovrà girare tutto il cimitero, come al solito.


2 commenti:

  1. Assurdo kafkiano, che poi tanto assurdo non è.
    Capita a tutti di perdersi per un giorno, un mese o un anno.
    L'importante è ritrovarsi!

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  2. Vero, capita anche ai vivi di perdersi.Grazie Cataldo, non vorrei si rivoltasse Kafka

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