La
vita a Serenopoli scorreva tranquilla e serena, mentre lì fuori, sulla strada
della città di Corrievai, il traffico scorreva sempre più caotico e la gente
andava sempre più di fretta.
Nessuno
della città trovava mai il tempo di far visita agli abitanti del bosco.
Tutti
erano presi dai loro affari. Alcuni pensavano a come fare più soldi oppure a
dove andare in vacanza. Altri a come trovare un lavoro e far mangiare i loro
figli. Ma tutti indistintamente avevano altro a cui pensare.
I
noccioli guardavano quello che accadeva nella vicina città, ascoltavano i
discorsi dei passanti e riferivano agli abitanti di Serenopoli. E gli abitanti
di Serenopoli ascoltando i loro resoconti rabbrividivano al pensiero di quanto
dovessero essere stressati gli abitanti di Corrievai.
Un
bel giorno un nocciolo che aveva un udito più fine degli altri colse un brano
di conversazione che lo mise in allarme.
Due
abitanti di Corrievai si erano fermati vicino al fontanile che scorreva lì
vicino, avevano tirato fuori dai taschini due grossi sigari, li avevano accesi
e avevano aspirato a lungo prima di mettersi a parlottare tra loro sotto voce
-Ecco,
lo vedi quanto spazio inutilizzato? – disse il primo ammiccando con la testa
nella direzione del bosco e scagliando addosso al povero nocciolo uno sbuffo di
fumo di sigaro che gli tolse il respiro per diversi minuti.
-E’
un vero spreco- rispose il secondo uomo, lasciando cader giù la cenere del suo
sigaro su un bel fiore giallo di tarassaco che subito si afflosciò.
-Infatti-
riprese a dire il primo- mi dici a che servono tutti questi noccioli rachitici?
-
Case. Ecco cosa faremo. Residenze di
lusso, mio caro. Soldi a volontà-
Continuarono
a parlare Intanto che camminavano e il nocciolo non riuscì a sentire altro. Ma
quel che aveva udito era stato sufficiente per comprendere che il villaggio di
Serenopoli stava correndo un grosso pericolo.
Immediatamente
chiamò i noccioli vicino e riferì quello che aveva sentito. E di albero in
albero la notizia si sparse per l’intero villaggio, sicché in breve non c’era
un solo nocciolo che non ne fosse al corrente e che non si fosse messo in
allarme.
Oromerlina,
al ritorno dalla spesa, si accorse subito che qualcosa non andava. I noccioli
sembravano avere un’aria insolitamente triste, coi loro rami tutti all’ingiù e
le foglioline all’ingiù…come se avessero voglia di piangere. Che cosa poteva
essere successo?
Ripose
i suoi acquisti nella dispensa e corse subito da Noccinocciolino, il più
giovane dei noccioli che in genere era anche il più chiacchierone di tutti.
Noccinocciolino
era così triste da non riuscire a parlare. Appena iniziava a raccontare, si metteva a piangere e dalla sua bocca invece delle parole uscivano solo singhiozzi.
-
Calmati, Noccinocciolino,- continuava a ripetere Oromerlina,- toh, prendi
questa piuma del mio ombrellino, soffiati il naso e dimmi con calma che cosa ti
angustia. Se piangi e parli contemporaneamente, io non riesco a capire niente
di quello che dici-
Così
Noccinocciolino si soffiò per benino il
naso, smise di piangere e raccontò per filo e per segno quello che era
accaduto.
Quando
ebbe finito di raccontare, Oromerlina era sbiancata del tutto, cosa che accade
rarissimamente ad una merla molto molto grigia, che sbianca solo per eventi
eccezionalissimi, anzi solo in due precise occasioni, o quando cade molta neve
che le si posa addosso o nell’imminenza di una grave catastrofe, come in quel
caso.
Piano
piano Oromerlina si riprese dalla brutta notizia, si diede una rapida ravviata
alle piume davanti e dietro e sistemò anche quelle che orlavano il suo
ombrellino che non lasciava mai.
Cercò
di rasserenare Noccinocciolino, anche se era molto scoraggiata lei stessa.
Aveva capito che la situazione era davvero grave. Quando gli uomini di
Corrievai fiutavano un affare di denaro era molto difficile far cambiare loro
idea.
Oromerlina
pensò che non c’era un minuto da perdere.
Tornò
a casa e indossò il vestito delle occasioni importanti, un bel tailleur grigio
più scuro del solito. Decise che la circostanza richiedeva anche il cappello
delle grandi battaglie e così tirò giù dalla soffitta il cappello a forma di
gabbia che si era fatta confezionare per quando doveva scendere in piazza
manifestare contro l’abitudiine di molti umani di tenere in gabbia gli
uccellini.
Quel
cappello infatti era sì a forma di gabbia, ma con la porta spalancata, per
significare il diritto alla libertà di tutti gli uccellini del mondo. Se Dio
avesse voluto che gli uccelli stessero in gabbia non avrebbe dato loro le ali
per volare alti nel cielo.
Quella
battaglia ancora non era vinta del tutto, ma adesso c’era un’altra battaglia
ben più urgente da combattere, quella contro la cementificazione del bosco, che
voleva dire la scomparsa di Serenopoli, la fine per tutti.
Bisognava
scendere in piazza subito, mettere in piedi una controffensiva, lottare con
ogni arma e quel cappello le infondeva molta fiducia in se stessa.
In
ultimo afferrò il suo ombrellino che non lasciava mai e volò a rotta di collo
verso l’abitazione di Geremiao.
Nonostante
la cautela usata da Oromerlina nel raccontare gli ultimi avvenimenti, il grande
capo del villaggio, dopo averla ascoltata, ebbe un piccolo svenimento.
Era
molto anziano e il suo cuore non era più quello di un tempo. Ma era pur sempre
un capo, e in quanto tale aveva chiaro il senso della sua responsabilità. Un
capo non si deve mai far prendere dallo scoraggiamento, deve sempre reagire,
pensare al bene della sua comunità e infondere coraggio a tutti.
Appena
si riprese, dopo aver bevuto le gocce che gli aveva preparato Oromerlina, Geremiao
cominciò a pensare al da farsi.
Per
prima cosa pregò Oromerlina di convocare il solito Granconsiglio generale,
quindi iniziò a prepararsi per andare alla Gran riunione.
Indossò
la marsina delle grandi cerimonie che gli era stata confezionata nella sartoria
di Ragnino&Ragnetto, i due migliori designer
d’alta moda di tutta Serenopoli, che avevano la loro maison in un appartamento all’attico
del sinforicarpo dove viveva anche Geremiao.
Prima
che Oromerlina andasse via per convocare
la riunione, si era fatto fare da lei un nodo alla cravatta che gli avevano
regalato all’ultimo compleanno le sue amiche Lilì e Lulù, due deliziose
farfalline specializzate nella fabbricazione di coloratissimi capi
d’abbigliamento. Le loro confezioni erano fatte con le ali delle farfalle che non
potevano più volare, perché ormai morte.
Lilì
e Lulù avevano pensato che, visto che la vita delle farfalline è molto breve,
avrebbero potuto fare qualcosa per prolungarla un po’ di più, utilizzando le
ali che a loro non servivano più per fare qualcosa che sarebbe servito agli
altri.
Prima
di uscire anche Geremiaio, come Oromerlina,
indossò un cappello importante.
Si trattava di un cilindro ricavato dal fusto di un nocciolo abbattuto da un
fulmine alcuni anni prima, un amico a cui era stato molto legato. Portando in
testa quel cappello era come se avesse ancora l’amico al suo fianco.
Quando
fu pronto, uscì in giardino, si fermò a raccogliere un papavero e se lo mise all’occhiello. Sembrava un cuore
sull’occhiello della marsina, un cuore rosso e sanguinante di dolore per la
sorte che si stava abbattendo su
Serenopoli.
Il
luogo convenuto per la Gran riunione era
il grande spazio libero che si trovava davanti ai recinti di Ponygiògiò e
Biancamèmè.
Api,
farfalle, passerotti e ogni altra specie di volatili erano già presenti sul
posto, quando Geremiao arrivò e sedette al suo posto al tavolo della
presidenza, un esemplare antichissimo di viburno. Di fianco a lui sedette
Oromerlina che per l’occasione gli avrebbe fatto da segretaria.
-Serenopoli
è in grave pericolo- esordì con tono solenne, dopo i saluti di rito.
- Le
maestranze di Corrievai- proseguì- hanno
deciso di abbattere tutti i noccioli del bosco per una nuova speculazione
edilizia.
Presto
resteremo tutti senza una casa e i noccioli moriranno.
Dobbiamo
protestare per impedire che si compia questo misfatto.
Stasera
vi ho convocato tutti per escogitare un piano di battaglia contro questa
catastrofe imminente.
Se
qualcuno di voi ha un’idea, questo è il momento di parlare per passare
all’azione-.
Tutti
ammutolirono e si immobilizzarono per molti minuti, immersi nei loro pensieri e
nel dispiacere per quanto avevano appena appreso.
Lialepre
e Conigliogliò tremavano per la paura. Che cosa c’era da fare? pensavano.
Nulla, proprio nulla se non scappare al più presto.
Geremiao
dall’alto della sua sedia di capo del gran consiglio si accorse del loro
tremore e tuonò:
-Non siate paurosi, non scoraggiatevi mai alle
prime difficoltà. Dobbiamo batterci se vogliamo che non sia commessa
un’ingiustizia verso i più deboli.
Che
cosa potrebbero fare i nostri amici noccioli davanti alle ruspe senza il nostro
aiuto?
Niente,
sarebbero destinati a morire.
Vogliamo
sentirci responsabili della loro fine? Vogliamo veder abbattere le nostre case
senza muovere un dito? Vogliamo rinunciare al nostro villaggio, Serenopoli,
senza combattere?
E’
ora di reagire non di fuggire. C’è bisogno di tutto il nostro coraggio.
Uniamo
le nostre forze.
Uniti,
possiamo farcela.-
-
E già, ma come? – miagolarono i gatti sempre seduti in prima fila.
Ponygiògiò,
da dentro il suo recinto, iniziò a scalpitare facendo sollevare un gran
polverone. Scalpita scalpita alla fine parlò.
-Io
un’idea ce l’avrei- disse in un nitrito fievole fievole, perché era un po’
timido, infatti alle riunioni del Granconsiglio non parlava mai, ma si limitava
a dare qualche zoccolata al terreno come segno della sua partecipazione ai
discorsi.
-Oh,
bene, sentiamo allora- lo invitò Geremiao.
-Ecco-
riprese a dire timidamente- non so se è una buona idea, ma penso che per
salvare i noccioli abbiamo bisogno dei bambini di Corrievai-
-I
bambini? Che cosa possono fare dei bambini contro le ruspe? – cominciarono a
dire in coro scoiattoli e lucertoline, dandosi delle gran gomitate tra loro
come a voler dire: è uno sciocco, non
statelo a sentire, ci fa solo perdere tempo…
-Zzz-zzz-zzzitti
– disse Apepina- fatelo parlare. Vai avanti Ponygiogiò-
-Sì,
sì, vai avanti- incalzarono i gatti in coro sollevando la coda in segno di
approvazione.
-Quello
che mi è venuto in mente è uno sciopero- disse allora Ponygiogiò, incoraggiato
dalla maggioranza dell’assemblea.
-Dunque-
continuò- dovete sapere che ogni mattina, prima dell’inizio della scuola, i
bambini passano accanto al mio recinto per venirmi a salutare. Alcuni vengono
dopo la scuola. Altri vengono durante il fine settimana accompagnati dai loro
genitori. Vengono qui, io esco dalla stalla e faccio un giro intorno al recinto,
mi faccio accarezzare la criniera e mangio l’erba che mi porgono con le loro
mani…Dovreste vedere come sono contenti quando vengono qui…Immaginate che cosa
proverebbero se non mi vedessero più?-
-Mee-meee-mee
ha ragione- dissero in coro le caprette capeggiate da Biancamemè. – I bambini
vengono a trovare anche noi e alcuni, quando non ci vedono, si mettono a
piangere, così dobbiamo uscire dalla stalla anche quando non ne abbiamo voglia,
per farli smettere…-
-Per
mille lische di sardine affumicate!- esclamarono all’unisono i gatti.-Abbiamo
capito dove vuole arrivare Ponygiogiò.-
-Zzz-zzz-zzzicuro-
sciamò l’Apepina spostandosi da una malva a un fiordaliso. –Ponygiogiò è un genio.-
Poi
tutti iniziarono a parlare contemporaneamente e non si capì più nulla.
-Silenzio-,
disse con autorità la segretaria Oromerlina- Vi prego di parlare uno alla volta
altrimenti non si capisce niente-.
Ma
ormai nessuno stava ad ascoltare e tutti si parlavano uno sull’altro. Per
ripristinare l’ordine, la segretaria fu costretta a battere più volte il suo ombrellino sul piano della siepe
di viburno e molte delle piume che lo
adornavano volarono via.
Ma
l’ordine fu ripristinato.
Geremiao
riprese la parola.
-Bravo
Ponygiogiò, hai avuto un’idea magnifica. Da domani entreremo tutti in sciopero.
Ecco come faremo.
Le
caprette e i pony resteranno all’interno delle stalle. Non dovranno farsi vedere
per nessuna ragione al mondo. Le stalle dovranno sembrare deserte e
abbandonate, almeno per qualche giorno. So che la cosa comporterà dei
sacrifici, ma è necessario. Chi entra in sciopero sa di dover affrontare dei
brutti momenti, prenderete meno aria, mangerete meno erba fresca ma il fine che
ci proponiamo merita qualche piccola sofferenza.
Le
api e le farfalle dovranno cambiare campo per qualche tempo. In questo modo nel
nostro bosco non ci sarà più l’impollinazione da pianta a pianta e in breve non
crescerà più un solo fiore ma solo erbacce su erbacce. Lo so, è una prospettiva
che stringe il cuore, ma bisogna far così per la salvezza di Serenopoli.
Tutti
e dico tutti gli abitanti di questo bosco dovranno cessare le loro attività.
Niente
canti di fringuelli, di merli e di qualsivoglia altro tipo di uccelli. Niente
cacce di vermi, di zanzare, di mosche. I gatti smettano di dar la caccia ai
ratti notturni.
Dobbiamo
fare in modo che l’equilibrio della natura si spezzi, almeno per qualche tempo.
E’ l’unico modo per far comprendere ai cittadini di Corrievai a quale grave
danno andrebbero incontro se questo bosco dovesse sparire.
Anche
i noccioli dovranno fingere di ammalarsi. Non sarà difficile con l’angoscia che
stanno provando per questa brutta faccenda del piano edilizio.
Tutti
i bravi cittadini di Corrievai saranno costretti a fermarsi per un po’ quando i
loro bambini inizieranno a chiedere dove sono finiti i cavallini, le caprette e
i fiori, quando l’aria diventerà irrespirabile perché i noccioli non
assorbiranno più l’anidride carbonica e non rilasceranno più ossigeno, quando i
vermi, le zanzare, le mosche, i topi invaderanno la città perché non ci saranno
più gli uccellini e tutti gli altri animali del bosco a far pulizia…-
Geremiao
era molto provato quando smise di parlare, ma anche soddisfatto della decisione
che avevano preso.
Tutti
gli animaletti applaudirono a lungo il suo discorso, poi si strinsero le mani
fra loro e si abbracciarono con le lacrime agli occhi pensando ai giorni di
sciopero che li attendevano.
Quando
la riunione si sciolse, tornarono alle loro case con la tristezza nel cuore per
la prima volta nella loro vita ma anche con una piccola speranza. Se avessero
fatto come deciso nel gran consiglio, forse ci sarebbe stata una possibilità di
sopravvivenza per Serenopoli e tutti i suoi abitanti.
Il
giorno dopo, tutti si comportarono come era stato deciso.
Il
bosco si svegliò nel silenzio più completo e in un’immobilità assoluta.
E
così il giorno dopo, il giorno dopo ancora e ancora per molti giorni.
Quando
i bambini passarono davanti ai recinti, chiamarono a lungo Ponygigiò e
Biancamemè, ma i recinti rimasero vuoti.
Tutt’intorno
non si sentiva un volo, non si vedeva un’ape, uno scoiattolo una lucertola.
Anche i noccioli piegarono i rami, le foglie si afflosciarono e persero colore.
Il bosco sembrava improvvisamente morto. Che stava succedendo?
I
bambini volevano sapere dove erano finiti i pony e le caprette e tempestarono
di domande i genitori e gli insegnanti. Così alla fine molti abitanti di
Corrievai si dovettero fermare per ragionare su quello che stava accadendo nei
pressi della loro città.
Il
bosco era in pericolo. La nuova giunta aveva intenzione di cambiare il piano
regolatore e di far sorgere al posto del bosco di noccioli una nuova colata di
cemento. L’aria sarebbe divenuta ancora più irrespirabile. I loro bambini non
avrebbero avuto più nessuno spazio verde in cui correre e giocare e in cui
vedere i loro animali del cuore.
E
poi tutto quel silenzio del mattino…dov’erano finiti gli uccelli?
Improvvisamente
si resero conto che anche se non avevano il tempo di fermarsi ad ascoltare il
loro canto, anche se a volte non si rendevano conto di sentirlo perché troppo
impegnati a fare altro, dentro di loro quel canto riusciva ad arrivare lo
stesso e li accompagnava nel disbrigo delle loro faccende. Non si sarebbe
spiegato altrimenti come mai ne notassero l’assenza.
E
allora i cittadini di Corrievai presero un’importante decisione.
La
domenica successiva sarebbero andati in massa a Serenopoli con i loro bambini,
avrebbero fatto lì un picnic stendendo le loro tovaglie colorate e avrebbero
giocato con i loro figli. Il giorno dopo si sarebbero presentati in Comune
tutti insieme a presentare una petizione affinché il grande scempio non
accadesse. E se non fosse bastato un giorno solo, sarebbero andati ancora e poi
ancora e ancora, avrebbero occupato la stanza del sindaco giorno e notte se
fosse stato necessario, avrebbero inviato lettere di protesta ovunque,
avrebbero occupato il bosco per non far
entrare le ruspe…
E
così fecero. E alla fine il sindaco si dovette dimettere e il piano regolatore
non fu più cambiato.
Serenopoli
ricominciò a vivere.
Tornarono
tutti i suoi abitanti e Oromerlina si fece fare un ombrellino nuovo dalle sue
comari merle.
Adesso
ogni mattina continua a dare la sveglia a tutti gli animali del bosco, comprese
Lialepre e Conigliogliò, che lavorano di notte e di giorno vorrebbero dormire.
Geremiao
diventa ogni giorno più vecchio ma è molto curato dai suoi concittadini.
Apepina
gli porta ogni mattina un buon bicchiere di miele che gli dà forza e Oromerlina
non lo perde di vista un secondo, pronta a somministragli le sue spremute di petali
di ogni colore.
E’ancora
un bel gattone panciuto e tutto fa pensare che sarà il capo del villaggio di
Serenopoli ancora per molti anni.
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