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A Luigi- silloge breve

   A Luigi   Centoventitre Davanti la finestra del centoventitre c’era la strada dove ogni sera l’aspettava il suo giovane amore die...

mercoledì 20 maggio 2020

SILLOGE "AZZURRA"





Sogni di muschio

Dolce di te si scioglie fra le labbra
la violalavanda del risveglio
cresciuta sulle pietre dell’aurora

tu che mi fosti acqua di rosa damascena
aspersa sulle dune dell’albore
manchi alla conca cava della sera
e questo mio cuscino sa di fieno

entrano dalle porte della notte
sogni di muschio e posano sui fianchi



Stasera il cielo

Stasera il cielo ha gli occhi
dei gatti acciambellati sopra i tetti:
fori nel piombo da cui cola il tempo
di baci acciambellati sopra il collo

Siedono sulle scale alla marina
la regina ed il re, bianchi. Lasciarono
partire i loro sogni a piedi nudi
senza accompagnarli al porto

a volte un effluvio di salsedine
traduce sotto costa un’eco
come di fusa

e non basta un bicchiere
di sonno a farla evaporare.


Batuffoli

La luna s’è seduta su batuffoli di nuvole 
ed io trattengo quattro passi di stupore
per poterti amare ancora, Amore,
con la stessa passione delle finestre per la luce
con l’ardore delle tegole per un apostrofo d’estate

le stanze hanno rapito disegni di buio
e c’è la tenerezza di un albero di gelsi
sul rovescio di un ombrello



La strada

Ora che sai la strada
vieni a trovarmi più spesso
nella mia seconda casa
dove nessuna porta si apre a comando
dammi le tue ginocchia per appoggiarvi il capo
carezzami i capelli e dopo baciami

non diremo a nessuno ch’era un sogno

-quando il giorno verrà a svelare il segreto
racconteremo a tutti che il giorno è bugiardo-



Sempreverde

Sei l’umido silenzio
del sempreverde in inverno
che stilla le sue gocciole
sugli aghi dell’assenza

da quando venni a prendere
il miele dei tuoi occhi
è deserta ogni arnia
alla mia vista

continuo ad inciampare
nel ricordo
di polpa di ciliegia
fresca e dolce
sulle mie labbra
secche di parole



Il saluto

Ti cercò il sasso fermo al bagnasciuga
lo stesso sasso dell’ultima estate
ma scendendo le scale
contro lo specchio del molo vecchio
il tuo braccio non c’era

inutilmente ho cercato
le stesse conchiglie
eppure erano uguali le crespe d’arancio 
ed il respiro salso

nel lasciare il tuo saluto a un gabbiano
non mi tornò indietro neanche un sorriso



Gli anni delle spine

Si sfilacciano gli anni delle spine
e, sai? io le rammendo,

ora rammendo spine e non mi pungo

Le foglie morte, le briciole di danze
sono lamine d’oro arrotolate

e se pure non so perché respiro
respiro fiori e cielo
del bozzolo nel quale fummo avvolti.

I giorni si congiungono sottili
come ostie saldate sul palato

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